Il presidente dell’Associazione Italiana Specializzandi in Ortopedia e Traumatologia, Alessio Giannetti: “Dalla Survey presentata nel corso dei lavori, è emersa la necessità di rivedere il percorso di formazione e accelerare le modalità di erogazione, anche tenuto conto della possibilità di assunzione per gli specializzandi già dal terzo anno”

1 settembre 2022

Oltre 200 partecipanti all’ultimo congresso nazionale dell’AISOT, l’Associazione Italiana degli Specializzandi in Ortopedia e Traumatologia. L’VIII congresso si è svolto agli inizi di luglio a Bari, in presenza, così come fu per quello del 10-11 settembre 2021 a L’Aquila, nel rispetto delle restrizioni dettate dalla necessità di contenere la diffusione dei contagi da Covid-19.
Le due giornate congressuali per il 2022, l’1 e il 2 luglio, sono state organizzate in 3 main session: principi di osteosintesi interna ed esterna, the best from the schools e numerose sessioni teorico pratiche su sawbone. Presente anche quest’anno una tavola rotonda sulla formazione medico specialistica.
A margine dei lavori congressuali, abbiamo incontrato il presidente AISOT, il dottor Alessio Giannetti, per parlare dei rapporti con la SIOT, la Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia e fare il punto della situazione sul piano della formazione degli specializzandi, anche alla luce delle nuove disposizioni governative in materia di assunzioni, possibili già dal terzo anno della specializzazione, per fronteggiare la carenza di medici.

Dottor Giannetti, quali sono i rapporti tra AISOT e SIOT?
“SIOT è la società di cui ci sentiamo figli. Stiamo cercando di stringere una partnership in veste ufficiale, grazie all’impegno che il presidente della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, il Prof. Paolo Tranquilli Leali, sta dedicando a noi giovani. Questa intesa porterà una serie di vantaggi per i soci AISOT che sono anche iscritti alla SIOT: in primo luogo le agevolazioni relative alla quota di iscrizione, poi borse di studio, partecipazioni a Cavader Lab e la possibilità di avere una copertura assicurativa tramite SIOT Safe a prezzi competitivi sul mercato”

Con la campagna SIOT SMART, lanciata in occasione della recente seconda giornata nazionale dell’Ortopedia e della Traumatologia, SIOT ha avviato una serie di iniziative per gli ortopedici di domani. Cosa ne pensate?
“SIOT SMART è sicuramente una campagna molto importante per gli specializzandi perché ha due obiettivi: sensibilizzare i giovani nei confronti della SIOT e sensibilizzare la SIOT rispetto alle esigenze avvertite dai giovani. Così com’è emerso durante i lavori congressuali, c’è la necessità di far capire agli ortopedici espressione di un’altra generazione, che i giovani colleghi vanno accompagnati e stimolati per essere specializzati nel futuro. Questo messaggio, scelto dalla SIOT a corredo della campagna SIOT SMART, a me piace molto perché rimanda all’idea dell’associazionismo inteso come comunità e quindi senso di appartenenza che a sua volta richiama a quell’unità che, probabilmente, si è affievolita nel tempo. E’ l’unità a dare forza per la promozione e la realizzazione di una serie di iniziative con una più vasta possibilità di partecipazione di crescita professionale e personale”.

Dove si riscontra il gap di attenzione verso gli specializzandi in Ortopedia e in che modo la SIOT può essere più vicina ai giovani?
“Il gap di attenzione nei confronti degli specializzandi si manifesta maggiormente nell’assenza di un programma formativo completo, ben strutturato e che sia univoco sul territorio nazionale. Sembra naturale che ogni scuola di specializzazione abbia una sua caratterizzazione indirizzata verso una specialità piuttosto che un’altra, però ci sono alcune competenze di base che dovrebbero essere garantite, e magari anche certificate.
In quest’ottica, la rete formativa, la possibilità di accedere a percorsi extra-rete, riescono a garantire una variabilità di formazione fondamentale che andrebbe promossa così come, potrebbe essere incentivata la collaborazione tra le scuole di specializzazione.
La SIOT, come società nazionale di riferimento, ci aspettiamo che continui a sostenere questi ideali di unità e completezza di formazione e collaborazione professionali, promuovendo corsi basic e fellowship”.

Da qualche anno, anche a causa della pandemia COVID19, per sopperire alla mancanza di strutturati, è stata data la possibilità ai medici in formazione specialistica di coprire mansioni e competenze degli Specialisti già prima della conclusione del percorso formativo in Scuola di Specializzazione. Chi è coinvolto e quali conseguenze per la qualità formativa?
“L’approvazione dell’emendamento 12200 al Decreto Legge 30 Aprile 2019 num° 35, il cosidetto “Decreto Calabria”, ci accompagnerà sino alla fine del 2023: è nato per cercare di risolvere l’emergenza sanitaria assistenziale avvertita in Calabria prima ancora della pandemia da Covid, ma è poi stato utilizzato per sopperire la carenza dei medici negli ospedali su tutto il territorio nazionale. Con questo decreto si prevedeva prima la possibilità di assunzione degli specializzandi al quinto anno, possibilità poi estesa al quarto anno e poi ancora al terzo anno, sempre con l’opposizione delle associazioni di categoria. In ogni caso, ad oggi gli specializzandi possono partecipare a un concorso e, se vincitori, essere assunti dalla ASL a tempo determinato fino al raggiungimento del titolo di specialista. La borsa di specializzazione non viene interrotta, il giovane collega neoassunto pur non avendo raggiunto (nemmeno sulla carta) tutte le competenze di uno specialista, deve garantire almeno 4 ore settimanali alla formazione, che resta titolata all’Università. Come AISOT, di base, non siamo stati promotori e sostenitori di questo decreto che puntava a sopperire le carenze di organico in maniera esplicitamente sostitutiva, visto che fino all’ultimo lo specializzando dovrebbe completare rotazioni tra le strutture della rete formativa, dovrebbe poter effettuare attività di ricerca e svolgere periodi all’estero, per poi preparare una tesi. Queste attività che arricchiscono il profilo dello specialista rischiano di essere sacrificate, dequalificando sempre di più la formazione. Tuttavia, da recenti survey somministrate ai nostri associati è emerso che sempre più specializzandi stanno sottoscrivendo un contratto secondo DL Calabria; costoro si dichiarano più soddisfatti del loro percorso di crescita professionale, soprattutto per quanto riguarda la numerosità degli interventi eseguiti da primo operatore.”

Qual è l’attuale situazione formativa per gli specializzandi in Ortopedia e Traumatologia?
“Durante il congresso AISOT di Bari, così come fatto lo scorso anno al Congresso nazionale AISOT dell’Aquila, al Congresso nazionale AUOT a Roma e al congresso OTODI di Mestre, abbiamo fatto una survey con l’obiettivo di scattare una fotografia dell’attuale situazione formativa post lauream in Italia. In poco tempo, abbiamo avuto tante risposte. L’idea è nata da altre associazioni, come FederSpecializzandi ed è stata proposta anche dall’Osservatorio Nazionale per la Formazione Sanitaria Specialistica, ente tecnico interministeriale che si occupa di valutare e accreditare le Scuole di Specializzazione. Dalle nostre Survey, decisamente più radicate e partecipate di quelle ministeriali, ci aspettiamo a breve di poter fornire risposte più vicine alla situazione reale. Dai risultati preliminari, possiamo dire che, in linea generale, gli specializzandi non sono soddisfatti né del piano formativo, né di come viene erogata la formazione”.

Quali sono a vostro avviso i punti deboli dell’attuale sistema formativo?
“La lamentela più comune riguarda il numero degli interventi: ci si lamenta del fatto che si operi poco. Ma quello che denunciamo non è solo il mero, scarso, numero degli interventi effettuati: quello di cui l’attuale processo formativo è carente è anche e soprattutto la preparazione ad affrontare l’intervento ed il coinvolgimento in questa dinamica. Anche l’attività scientifica, sembra appannaggio di pochi, con disparità enormi tra le varie Scuole. Tutto si traduce in una mancanza di fiducia nelle proprie capacità: infatti più del 50% dei colleghi dal terzo anno in poi non si dichiara “pronto” ad assumersi le responsabilità di specialista, salvo poi ammettere di aver migliorato le proprie skills dopo la sottoscrizione del Decreto Calabria, grazie all’autonomia che, di fatto, tale contratto prevede.
Il piano formativo, quindi, andrebbe ripensato e aggiornato secondo le recenti modifiche e opportunità, che prevedono lo specializzando essere decisamente più autonomo già dal terzo anno.
Ma andrebbe anche valutata la qualità di mentorship dei tutor e il loro numero: dagli ultimi concorsi di ingresso alla scuola di specializzazione gli aspiranti ortopedici sono più che raddoppiati. Se aumentano gli specializzandi devono necessariamente aumentare i tutor responsabili della loro formazione e del raggiungimento di un’autonomia professionale, i quali tutor però andrebbero a loro volta formati a svolgere tale ruolo.”

Cosa si può fare?
“Risulta evidente ripensare un piano formativo aggiornato capace di rispondere alla presente urgente richiesta di specialisti che il Nostro Paese chiede, accelerando l’indipendenza ed autonomia del medico in formazione, magari anche attraverso l’utilizzo routinario di simulatori, realtà aumentata, ricostruzioni 3D. In teoria, però, basterebbe anche solamente applicare realmente quei piani formativi che ogni Scuola dichiara di erogare, al fine di garantire quali elementi imprescindibili formazione, tutele e diritti della professione, insieme ad alta qualità assistenziale. La certificazione delle competenze individuate è un aspetto prioritario e alla base di tutto: non è meramente il numero di procedure imparate, di lavori scientifici pubblicati, di cartelle cliniche compilate a rendere uno Specialista tale. Si tratta dell’utilizzo di strumenti validati, di metodologie pedagogiche e di valutazione che si rendono necessarie in questo contesto. Infine, sfruttare al massimo la rete formativa, garantirebbe una ottimizzazione del rapporto tra Policlinico e Presidio Ospedaliero, Università e Territorio, tra paziente e accoglienza”.

Quanti sono i soci AISOT?
“Come AISOT quest’anno abbiamo cercato di rinforzare le fondamenta, ripartendo dai pilastri di un’associazione: i soci ed i delegati sul territorio. Abbiamo promesso e promosso maggiore appeal dell’AISOT per incentivare nuove iscrizioni. La sottoscrizione di partnership con le società scientifiche e con le case editrici, la partecipazione a congressi, fellowship, corsi, il rapporto internazionale con la FORTE hanno portato ad aumentare le iscrizioni e stimolato interesse. Dall’entusiasmo generato al congresso nazionale dell’Aquila a settembre 2021, il primo dopo la pausa pandemica COVID, a quello di Bari, e con il cambio di direttivo nazionale, abbiamo più che raddoppiato gli iscritti, superando i 900 soci. Un’associazione così forte, credibile e radicata nel territorio, può di certo contribuire a sensibilizzare i giovani nei confronti della SIOT e delle altre società ultraspecialistiche, aumentandone gli iscritti e i partecipanti agli eventi.”

La SIOT aveva previsto sei borse di studio da assegnare agli autori di altrettante relazioni posters, ma la maggior parte di essi non era iscritta SIOT.
“Quanto al fatto che i vincitori dei posters non siano iscritti alla SIOT, non lo reputo un fatto negativo, ma un modo per coinvolgere tutti e far capire che la società c’è ed è vicina agli specializzandi”.

 

A cura di Comunicazione Sanitaria


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