Fratture da fragilità ossea: seminario organizzato da OFF

Intervista alla presidente dell’Osservatorio Fratture da Fragilità, prof.ssa Maria Luisa Brandi: “Necessario un nuovo approccio per agevolare le visite. Il futuro dell’Ortopedia e Traumatologia sta andando verso una direzione più digitale che aiuterà notevolmente la gestione del paziente anche da remoto”.

18 ottobre 2021

Prof.ssa Maria Luisa Brandi, presidente Osservatorio Fratture da Fragilità (OFF)

Il tema delle fratture da fragilità ossea è stato al centro del seminario organizzato dall’Osservatorio Fratture da Fragilità (OFF) in collaborazione con la SIOT, nel corso del quale è stato analizzato lo scenario attuale, sono stati affrontati gli aspetti critici e valutate le condizioni per un nuovo approccio nella gestione dei pazienti, anche con l’impiego della telemedicina.

In apertura dei lavori che si sono svolti a Roma il 28 settembre 2021, la presidente di OFF, la professoressa Maria Luisa Brandi, docente di Endocrinologia e Malattie Metaboliche presso l’Università Vita-Salute, San Raffaele di Milano, e presso la McMaster University di Toronto (Canada), ha illustrato gli scopi dell’osservatorio, nato per raccogliere dati, analisi e conoscenze utili per salute dello scheletro e, allo stesso tempo, per supportare i decisori, dai politici ai gestori della sanità sul territorio, nelle scelte di politica sanitaria, con particolare riferimento alle fratture da fragilità ossea.

 

Professoressa Brandi, qual è stata l’adesione al seminario?

Molto buona. C’erano circa 30 persone in aula e 130 persone da remoto che sono rimaste connesse per tutta la giornata. È stata una esperienza formativa molto stimolante.

 

Cosa è emerso dal dibattito?

Sono stati presentati innanzitutto i dati sulle fratture da fragilità ed è emerso che per gli over 65, la frattura del femore può rappresentare un rischio di morte, entro 5 anni, in quasi la metà dei casi. Questo aspetto è stato messo in evidenza dal professor Giampiero Mazzaglia, associato di Epidemiologia e Sanità Pubblica all’Università di Milano Bicocca, nella presentazione dello studio Target elaborato per la regione Toscana, con proiezione dei risultati su scala nazionale che evidenziano che i costi sanitari annui per le fatture da fragilità superano il tetto degli 800 milioni di euro, ai quali si aggiungono i costi per la riabilitazione per 600 milioni.

Sono stati proiettati anche i dati nazionali sulla chirurgia delle fratture da fragilità, molto eterogenei da regione a regione, in un range compreso tra il 60% e l’80%.

C’è stato l’intervento di Paolo Veronesi, direttore della divisione di Senologia dell’Istituto europeo di Oncologia che ha parlato della fragilità ossea derivante dai tumori maligni, con un focus particolare sul tumore mammario e sul tumore prostatico, per i quali vengono usati farmaci che inducono all’osteoporosi.

Si è parlato di fragilità ossea indotta sia da terapie anti ormonali che da chemioterapia che si usa nella maggior parte dei tumori, confermando l’attenzione particolare che lo IEO (Istituto Europeo di Oncologia, ndr) vuole mettere nel campo dell’assistenza per rispondere alle esigenze del paziente a tutto tondo: è importante non solo guarirlo dal tumore, ma evitare che si ammali di altre patologie.

 

Nel suo intervento ha trattato il tema della medicina digitale: in che modo può essere d’aiuto nella gestione delle fratture da fragilità?

La medicina digitale può aiutare la gestione delle fratture da fragilità ossea, sia in campo di invio dei piani terapeutici, che di visite online e tele assistenza. Proiettandoci al futuro, la tele medicina potrà essere applicata al monitoraggio della nutrizione e dell’attività fisica, così come al monitoraggio dell’equilibrio del paziente rendendo possibile una previsione, in termini di probabilità, della sua caduta.

Il futuro dell’Ortopedia e Traumatologia stia andando verso una direzione più digitale che aiuterà notevolmente la gestione del paziente anche da remoto.

 

Cosa consiglierebbe ai medici di medicina generale pre affrontare la diagnosi e cura del’Osteoporosi?

La territorialità e le criticità con la medicina generale sono un problema reale. I database che ci forniscono i medici di base potrebbero essere molto utili per intercettare questo problema, però è anche vero che questo non viene fatto in maniera sistematica nel campo delle fratture da fragilità e dell’osteoporosi.

Per trovare una soluzione, bisognerebbe cambiare completamente la prospettiva del problema e soprattutto la visione del ruolo dei medici di medicina generale, che troppo spesso vengono utilizzati dal sistema sanitario nazionale più come controllori di spesa che come medici veri e propri, escludendoli dal processo di innovazione in questo campo.

Negli anni passati, il medico di medicina generale era il punto di riferimento del paziente. Oggi non è più così. Si è completamente persa la fiducia nei confronti del proprio medico generale perché non è più in grado di rispondere alle esigenze del proprio paziente.

Bisognerebbe rivedere un po’ di cose, anche se ad essere sincera non lo vedo un processo cosi semplice da reinventare.

 

Il paziente con osteoporosi cronica può essere considerato non autosufficiente oppure è un paziente fragile?

Allo stato attuale non viene neanche considerato un paziente cronico. C’è stata una richiesta da parte del Consiglio Superiore di Sanità per riconoscere le criticità dei pazienti con fratture da fragilità, che ad oggi non riescono ancora ad ottenere nessun tipo di agevolazione da parte dello stato, nonostante rappresentino un’area numericamente maggiore rispetto ad altre a cui sono state date più attenzione e sostegno. Confidiamo che questa situazione possa presto risolversi positivamente.

 

ARTICOLO CORRELATO. Sull’argomento Osteoporosi e Fratture da fragilità vi invitiamo a leggere l’intervista alla prof.Umberto Tarantino »

 

(intervista di Mario Maffei – Comunicazione Sanitaria)

 


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