
Forte di un background professionale nella Sanità, Alessandro Banfi è stato scelto dal Presidente Momoli con alcuni obiettivi specifici. Lo presentiamo ai soci SIOT in questa intervista del giornalista Mario Maffei
21 febbraio 2023
Ing. Alessandro Banfi, inizierei l’intervista chiedendole un breve excursus professionale.
Nasco come bioingegnere, quando ancora la bioingegneria non era una Facoltà vera e propria. Mi sono laureato presso il Politecnico di Milano in ingegneria elettronica con una tesi in biomeccanica, sul funzionamento del ginocchio, e ha avuto la fortuna di iniziare la mia carriera esattamente nel settore che avevo studiato: in un’azienda che produceva protesi di ginocchio.
Ho iniziato a lavorare come specialista di prodotto e poi sono cresciuto all’interno di quell’azienda fino a diventare amministratore delegato e direttore generale. Dopo questa esperienza, ho lavorato per circa un anno presso Confindustria Dispositivi Medici. Poi sono diventato partner di una società di consulenza direzionale, occupandomi di ristrutturazione aziendale e riorganizzazione di processo. Questo triangolo di esperienze si è rivelato decisamente virtuoso perché mi ha consentito di comprendere il mercato della sanità da tutte le angolazioni possibili: azienda, associazione e anche consulenza.
Mancava giusto una Società scientifica…
In effetti con questa nuova esperienza in SIOT completo il mio percorso professionale perché passo ad occuparmi dei Medici specialisti in Ortopedia. Diciamo che era l’ultimo tassello che mi mancava. Ed è un incarico che arriva in un momento in cui lo scenario nazionale ed europeo sta cambiando in modo profondo, con l’esigenza sempre più pressante da parte delle aziende di fare sempre più riferimento a studi clinici qualificati i quali, ovviamente, possono essere effettuati esclusivamente nell’ambito di una società scientifica.
Si riferisce all’allarme lanciato dalla Direttrice generale di Confindustria Dispositivi Medici Fernanda Gellona durante il 105° Congresso nazionale della SIOT?
Si, ma non soltanto. Certamente la ricertificazione dei dispositivi medici prevista dal nuovo regolamento europeo impone regole molto più precise e stringenti rispetto alle precedenti. Occorre presentare una serie di evidenze scientifiche attestate dalla raccolta dei dati post-vendita e da studi clinici; procedure che rendono il mantenimento o la nuova concessione del marchio CE molto più complicate, burocratiche e costose di prima.
Anche se è già da parecchi anni che si conosce il contenuto di questo regolamento, è solo da poco tempo che le aziende del settore (non solo quelle dell’ortopedia ma di tutto comparto medical device), hanno iniziato ad affrontare il problema.
A questi ritardi e oggettive difficoltà dei produttori, si aggiungono quelle degli enti certificatori che devono rilasciare il marchio CE, i quali devono essere registrati all’Associazione europea di riferimento. Un processo di registrazione non agevole, tanto che, al momento, i soggetti disponibili sono ancora pochi rispetto al numero di prodotti da certificare.
Da questo contesto complessivo nasce l’allarme della dottoressa Gellona. C’è il rischio concreto che alcuni prodotti utilizzati normalmente dai chirurghi non riescano ad ottenere il rinnovo del marchio CE e questo li renderebbe non disponibili per un certo periodo, con un grave impatto sul paziente.
Passiamo alla nostra società scientifica. Ci descrive quale sarà il suo ruolo in SIOT?
Come dice il mio job title sono il consulente operativo. Il Dott. Alberto Momoli mi ha chiesto di aiutarlo nella riorganizzazione della SIOT, sia dal punto di vista dei servizi offerti che dei processi interni; ed è un’attività di consulenza simile a quella che ho svolto per numerose aziende private.
La SIOT ha una storia che è incredibilmente prestigiosa, una storia di scientificità e di competenze veramente di alto profilo. Oggi occorre modernizzarla e allinearla ad un mondo che cambia ad una velocità spaventosamente più alta rispetto al passato. Per fare alcuni esempi concreti, è già da un po’ di tempo che si parla di robotica in sala operatoria, di big data, di industria 4.0 (in alcuni casi addirittura di industria 5.0). Diciamo che SIOT deve essere in linea con un mondo che è cambiato tantissimo e che continuerà a cambiare. Ed è di questo ammodernamento che devo farmi carico, aiutando il Presidente, il direttivo e tutta l’organizzazione interna della SIOT.
Ha anche in programma delle iniziative per aumentare le entrate economiche?
La SIOT è una società scientifica senza scopo di lucro che però deve sopravvivere e che, quindi, deve riuscire ad aumentare le entrate generate da attività scientificamente valide. Bisogna tenere presente che gli ultimi tre anni sono stati devastanti perché, a causa del Covid-19, è venuta a mancare la congressualità che rappresenta la principale fonte di ricavo per le società scientifiche. Ma i congressi, diciamo così, in grande stile, con cinquemila partecipanti in una grande e prestigiosa location, comportano costi che nessuno è più in grado di sopportare. Il fatto che nel 2022 ci sia stata una grande partecipazione in tutti i congressi medici, è dovuto alla grande voglia di rivedersi dopo due anni in cui la comunità scientifica si era confrontata solo da remoto.
Quello che sarà il prossimo futuro, però, nessuno lo può prevedere Adesso abbiamo l’opportunità di ricominciare a vivere una sorta di normalità che non sarà più la normalità precedente. Quindi si tratterà di andare in una direzione parzialmente diversa da quella che c’era prima. La mia previsione è che la tecnologia la farà da padrona e servirà trovare il giusto mix tra uso della tecnologia e evento in presenza.
Ha altre ricette per incrementare le risorse?
Ampliare i servizi. Vede, i soci SIOT sono gli specializzandi, gli ortopedici già specializzati e alcuni professionisti di punta che partecipano a platee internazionali; agli iscritti si aggiungono poi gli altri stakeholder. Quello che abbiamo in programma di fare è di effettuare un’attenta segmentazione del “mercato” della SIOT e individuare gli specifici servizi di cui ciascuna di queste tipologie di utenti ha necessità. Dobbiamo poi essere in grado di progettarli e proporli, alcuni a fronte di un corrispettivo, altri gratuiti per i soli Soci.
Aumentare le entrate è fondamentale, anche perché investiamo concretamente sui giovani attraverso le borse di studio che, per essere erogate, necessitano ovviamente delle necessarie coperture finanziarie.
Un altro ambito fondamentale nella mission della SIOT è legato alla formazione. Anche su questo fronte ci sono novità in vista?
Assolutamente sì, stiamo approntando il nuovo programma formativo per i prossimi mesi e per il prossimo biennio, in modo da garantire massima continuità e andare a colmare le esigenze formative di tutti gli stakeholders di settore, che, come ho detto, sono veramente tanti e anche molto variegati e includono anche le Istituzioni.
SIOT ha un ruolo fondamentale nei confronti delle istituzioni. Ruolo che può facilmente comprendere anche la formazione in quanto, se da un lato il Ministero o le Regioni o gli altri Enti che si occupano di Sanità non hanno le competenze per entrare troppo nel dettaglio su cosa sia l’Ortopedia o la Traumatologia, dall’altro queste Istituzioni hanno un grandissimo bisogno di sapere quali siano i dati, i trend, le esigenze di pazienti e reparti, e devono capire che direzione sta prendendo la diagnostica, la chirurgia o la riabilitazione.
Torniamo per un attimo alla robotica: sembra appena arrivata alla ribalta quotidiana ma è già da un po’ di anni che è presente nelle sale operatorie. Adesso però è diventata argomento quasi continuo di discussione. È chiaro che c’è un allineamento da fare tra esperti del settore ed Enti “regolatori”. E qui la formazione è davvero fondamentale, perché la parte preponderante la dovranno fare i medici chirurghi che hanno contenuti scientifici da divulgare.
Restando in ambito di riorganizzazione della SIOT, abbiamo visto che il Presidente sta affidando una specifica delega a ciascun componente del Consiglio Direttivo. Anche questa è una sua idea?
Devo dire di no. Il dottor Momoli ha pensato a questa riorganizzazione prima del mio ingresso in SIOT; ma è un’idea che mi trova completamente favorevole per il semplice motivo che una delega comporta anche il delinearsi di una responsabilità, per cui nel momento in cui una persona accetta una delega, automaticamente ne deve accettare la responsabilità ed è il primo passo per riuscire a ottenere dei risultati importanti.
Personalmente ho sempre vissuto in un’azienda molto strutturata e posso affermare che la gestione della delega è uno dei fattori critici di successo.
