
Intervista al dott. Renato Maria Toniolo, Responsabile dell’U.O.C. di Traumatologia del nosocomio della capitale che ha aderito alla rete di solidarietà in favore dei profughi, lanciata dalla SIOT lo scorso mese di marzo
5 luglio 2022
Le cure, i sorrisi e gli abbracci dei medici e degli infermieri dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma hanno restituito un po’ di serenità a oltre 500 tra bambini e ragazzi che sono stati costretti a fuggire dall’Ucraina, da quando è scoppiata la guerra.
La struttura è stata una fra le prime ad aderire alla rete di solidarietà in favore dei profughi ucraini, lanciata dalla SIOT (Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia) lo scorso mese di marzo per accogliere e garantire l’assistenza medica a chi è riuscito ad arrivare in Italia.
L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – I.R.C.C.S.
“La Presidente ed il Direttore Sanitario, a nome di tutta la struttura, si sono resi immediatamente disponibili perché l’assistenza ai bambini fragili è nel Dna dell’ospedale”, dice il direttore dell’U.O.C. di Traumatologia dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, il Dottor Renato Maria Toniolo. L’Unità Operativa di Traumatologia si prende cura di bambini e ragazzi fino a 18 anni con traumi o patologie dell’apparato muscolo-scheletrico, si occupa del trattamento chirurgico delle malattie, sistemiche o localizzate, in stadio primitivo o secondario, sia presenti alla nascita che acquisite.
Lo staff è composto da 16 specialisti ortopedici e come unità operativa complessa di Traumatologia ci occupiamo anche di Ortopedia pediatrica (tutta la patologia malformativa o acquisita, compresi i tumori ossei) in età evolutiva.
“Seguiamo e cerchiamo di mettere in pratica i precetti indicati e più volte ribaditi da Papa Francesco: accogliere, assistere, curare tutti i fratelli più deboli”, spiega. “E fra i più deboli ci sono i bambini malati, assieme alle loro famiglie”, aggiunge il Dottor Toniolo
“L’ospedale è sempre stato attento alle situazioni legate a guerre ed emergenze umanitarie e anche in passato ha accolto e assistito pazienti stranieri. Lo ha fatto, per esempio, con i bambini arrivati dall’Afghanistan o dalla Libia”.
“Da quando è iniziato il flusso migratorio in Italia, conseguente alla guerra in Ucraina, l’ospedale si è reso subito disponibile ad accogliere i piccoli pazienti che necessitavano e necessitano sia di cure urgenti, sia di una prosecuzione di quelle iniziate e sospese a causa del conflitto”, spiega.
In fuga dalla guerra
“Ad oggi, stando ai dati resi noti dalla Direzione Sanitaria, sono oltre 500 i pazienti fuggiti dall’Ucraina sottoposti a trattamenti con prestazioni varie, mediche e chirurgiche, sia d’urgenza che in continuità, con percorsi anche di tipo riabilitativo”, va avanti. “L’ospedale riconosce e garantisce tutte le cure di cui i bambini e i ragazzi hanno bisogno e per questo sono state coinvolte tutte le unità operative”.
Ci sono stati anche bambini piccolissimi, di qualche mese, che sono riusciti ad arrivare con le mamme, in qualche caso con le zie o le nonne, mentre gli uomini della famiglia sono rimasti in Ucraina a combattere per difendere la libertà del loro Paese.
“Abbiamo collaborato al trattamento (come U.O. di Traumatologia) soprattutto pazienti con esiti di lesioni da guerra e da scoppio e pazienti affetti da patologie preesistenti, come ad esempio l’Artogriposi oppure il morbo di Perthes, per le quali i minori erano seguiti in Ucraina”, racconta il Responsabile dell’U.O.C. di Traumatologia dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
“Fra i pazienti ucraini, ho personalmente aiutato a trattare una ragazza che presentava lesioni gravi da schegge e che aveva già subito in Ucraina l’amputazione di un arto. C’erano ancora delle schegge e con il professor Alessandro Inserra (Direttore del Dipartimento Chirurgico e Responsabile della Chirurgia Toracica, ndr) abbiamo sottoposto la paziente a intervento chirurgico”.
L’U.O.C. di Traumatologia dell’Ospedale Bambino Gesù
I racconti di dolore e di speranza
“Ho incontrato bambini e genitori, soprattutto mamme, terribilmente spaventati”, dice Toniolo. “Per quanto i bambini riescano ad adattarsi più facilmente rispetto agli adulti alle novità e alle situazioni differenti, avevano negli occhi il dolore vissuto. Sono stati costretti improvvisamente a lasciare le loro case nel frattempo distrutte, la scuola, gli affetti, la loro vita quotidiana. Sono fuggiti con il timore e, talvolta, la certezza, di non poter vedere più i familiari”.
“I racconti delle mamme sono disperati: sono fuggite per salvare i figli, hanno perso tutto e adesso si trovano a dover affrontare una situazione di sradicamento totale a cui si aggiunge l’impossibilità di riuscire a vedere una prospettiva futura. Non sanno quando la guerra finirà e se mai riusciranno a tornare nel loro Paese. Noi medici abbiamo il dovere di garantire loro la speranza, partendo dall’accoglienza e dall’assistenza medica”, sottolinea. “E lo facciamo offrendo un’assistenza completa ai pazienti e alle famiglie, anche sul fronte del supporto psicologico e tenuto conto della possibile lungo degenza”.
Alcuni dei piccoli pazienti ucraini sono ancora ricoverati, mentre altri sono stati dimessi dopo le cure e sono ospitati in coordinamento con la struttura.
Massima attenzione alla prevenzione
Alcuni pazienti sono stati indirizzati verso l’ospedale Bambino Gesù dopo aver contattato la SIOT tramite il servizio email in lingua ucraina ortopedico@siot.it.
Ma l’intera comunicazione tra i medici, le famiglie e i pazienti, sin dalle prime fasi dell’accoglienza, è stata mirabilmente gestita dalla struttura sanitaria romana grazie alla presenza di traduttori madrelingua, così come previsto nelle procedure dall’ospedale pediatrico nei casi di pazienti non italiani.
Per il consenso informato, inoltre, è previsto un sistema di traduzione che si avvale di mediatori culturali per facilitare il contatto tra i genitori dei minori e i medici.
L’ospedale ha seguito il protocollo Covid-19 anche per questi pazienti in base al quale nel caso in cui il paziente dovesse risultare positivo, viene seguito con procedure ad hoc. Viene disposto, infatti, come per tutti i pazienti italiani, il tampone pre-ricovero al paziente e così come all’accompagnatore per garantire sicurezza anche a chi è già ricoverato, ai nuovi pazienti, alle famiglie e al personale medico-sanitario.
Due visite “speciali” ai piccoli pazienti
Le bambine e i bambini ucraini hanno ricevuto due visite “speciali” alla fine dello scorso mese di marzo. Il 19 marzo, giorno della festa del papà, il Santo Padre Francesco ha fatto capolino nei reparti dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù per portare il suo sostegno e ha incontrato i piccoli e i loro accompagnatori. E a distanza di qualche giorno, è stata la volta dell’attrice di Hollywood Angelina Jolie.
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