SIOT: “Rinvio prestazioni sanitarie causa Covid-19: è allarme"

Il presidente prof. Paolo Tranquilli Leali: “Necessario definire un piano nazionale, con il coinvolgimento delle regioni, per stabilire le modalità e tempi di recupero di visite e interventi rimasti in stand-by nell’ultimo anno, altrimenti si corre il rischio di incidere sul diritto alla salute garantito dalla Costituzione, mandare in tilt il sistema sanitario e perdere la fiducia dei pazienti”.

15 marzo 2021

SIOT: “Rinvio prestazioni sanitarie causa Covid-19: è allarme"

 

ROMA – Visite mediche e interventi chirurgici rinviati sine die o annullati. Prestazioni diagnostiche in stand-by. La pandemia da coronavirus SARS-CoV-2 continua a generare pessimi effetti collaterali su tutte le branche specialistiche, determinando un preoccupante allungamento delle liste d’attesa che già costituivano il tallone d’Achille del Sistema sanitario nazionale. Le conseguenze sono evidenti e preoccupanti in ambito ortopedico.

 

L’impatto della pandemia da Covid-19 sulle prestazioni sanitarie

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) il 30 gennaio ha dichiarato l’epidemia da Covid-19 emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale. La pandemia, dichiarata ufficialmente dal successivo mese di marzo, ha costretto gli ospedali a concentrare le proprie attività sui pazienti colpiti dal virus, con un progressivo rallentamento nello svolgimento delle prestazioni ritenute procrastinabili.

Secondo una stima pubblicata sul British Journal of Surgery, il 13 giugno 2020, a livello globale, nelle 12 settimane di picco della pandemia, ci sono stati 28 milioni di interventi chirurgici rimandati a causa dell’emergenza Covid 19.

 

La situazione in Italia: molti interventi ortopedici rinviati

Per fronteggiare la pandemia, sulla base delle linee guida del ministero della Sanità, le Regioni  hanno adottato provvedimenti a carattere straordinario per assicurare la chirurgia d’urgenza, disponendo contestualmente la sospensione di quella cosiddetta “elettiva”. Il termine, di derivazione anglofona, viene utilizzato in ambito sanitario per indicare trattamenti chirurgici non essenziali e dunque ritenuti non urgenti e differibili.

Stando ai primi dati raccolti nello studio realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità (segreteria scientifica della presidenza), si può affermare che il lockdown ha riguardato anche il settore sanitario e non solo l’economia nazionale.

Anche se, ad oggi, non è ancora possibile avere la disponibilità di numeri consolidati, secondo le stime è l’area ortopedica a essere quella maggiormente interessata: sono almeno 135mila i ricoveri rimandati.

Di rilievo, è anche il rapporto del gruppo Mimico-19 che costituisce un contributo al Rapporto annuale 2020 dell’Istat, presentato dalla Camera il 3 luglio 2020 e incluso nel bilancio dell’Istituto nazionale di statistica: emerge che l’offerta di interventi di chirurgia elettiva non urgente, si è ridotta in maniera considerevole. Emblematico è il caso relativo agli interventi di protesi al ginocchio, tra i più diffusi: nelle regioni Lombardia e Toscana nell’ultima settimana del mese di marzo sono stati azzerati.

 

I dati del registro italiano ArtroProtesi presso Istituto Superiore di Sanità

Una mappa dettagliata delle contrazioni degli interventi di protesi ortopediche si ricava dai dati del Registro italiano ArtroProtesi (Riap), costituto presso l’Istituto Superiore di Sanità, su richiesta del Ministero della salute nel 2006, per raccogliere e analizzare i dati di tutti gli interventi ad anca, ginocchio, spalla e caviglia eseguiti in Italia, insieme alle informazioni relative al paziente, all’intervento e al dispositivo impiantato.

Risulta che negli ultimi dieci anni, il numero di impianti di protesi ortopediche in Italia è più che raddoppiato. Nel 2019 ci sono stati 220.447 interventi, vale a dire uno ogni 2,4 minuti. Nel 2020, invece, facendo riferimento alle prime 12 settimane di sospensione, ci sono stati 50mila interventi sospesi, secondo le stime.

 

Il monitoraggio avviato da sette regioni e due province autonome

Nelle regioni Piemonte, Lombardia, Toscana, Puglia e Sicilia e nelle province autonome di Bolzano e Trento, in cui è stato avviato il monitoraggio degli effetti dell’impatto del Covid sulla chirurgia protesica ortopedica, a marzo 2020 il numero degli interventi programmati ma non urgenti, è diminuito del 56,9 per cento, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Ad aprile la riduzione è stata ancora più consistente: meno 83 per cento, rispetto ad aprile 2019.

È evidente l’impatto di tali rinvii sulle liste d’attesa: si è venuto a determinare un allungamento dei tempi che, in alcuni territori, era già nell’ordine di semestri.

 

La SIOT suona il campanello d’allarme: il diritto alla salute a rischio

In tale contesto la Società italiana di ortopedia e traumatologia suona il campanello d’allarme: “Le liste d’attesa che in alcune regioni e provincie italiane erano già piuttosto lunghe, dal mese di marzo dello scorso anno sono diventate ‘chilometriche’, per cui anche fare previsioni sul ‘quando’ non solo è difficile, ma risulta impossibile”, dice il presidente il presidente della Società italiana di Ortopedia e Traumatologia (Siot), il professor Paolo Tranquilli Reali.

“Calendario, alla mano, i pazienti corrono il concreto rischio di restare in attesa non per semestri, ma per anni, a seconda della tipologia della prestazione sanitaria e del territorio in cui risiedono”, prosegue il professore Tranquilli Leali.

“Tale situazione non si concilia affatto con il diritto alla salute riconosciuto dalla Costituzione italiana”, afferma il presidente Siot.

“In un contesto del genere quel diritto viene chiaramente leso perché – spiega – il rinvio sine die può determinare complicazioni anche serie del quadro clinico. La distinzione fra interventi di chirurgia elettiva e non elettiva, resta sorda rispetto alle effettive conseguenze sulla qualità di vita dei pazienti, in seguito al rinvio delle prestazioni: in ogni caso, c’è un peggioramento delle condizioni di salute. Non solo. C’è un’ulteriore conseguenza meritevole di attenzione ed è quella che riguarda il rapporto tra medico e paziente: il rischio è che i pazienti perdano la fiducia negli ortopedici e nel sistema sanitario italiano. Da ultimo non va trascurato un ulteriore effetto: il sistema sanitario va in tilt”.

 

La proposta di Siot: definire un piano nazionale di rientro

È evidente, quindi, la necessità di un intervento di programmazione a livello nazionale, con il coinvolgimento di tutte le regioni, per arrivare in tempi brevi alla definizione di un piano di rientro con il quale stabilire come e quando procedere al recupero delle prestazioni rimaste in stand-by a causa del Covid”, dice il presidente Siot, Paolo Tranquilli Leali.

Del resto – aggiunge – è nelle situazioni di crisi che vanno colte le occasioni di miglioramento e il periodo che stiamo vivendo impone al sistema sanitario nazione di vincere la sfida in termini di abbattimento delle liste d’attesa. I pazienti hanno diritto ad avere cure e risposte su quando e come sottoporti a visite, interventi e screening”.

(a cura di Mario Maffei – Comunicazione Sanitaria)

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