
Attraverso una scansione ecografica, senza radiazioni, è possibile caratterizzare lo stato dell’osso. La tecnologia Radiofrequency Ecographic Multi Spectrometry, messa a punto dall’azienda biomedica italiana Echolight Spa si basa su ultrasuoni ed è un alleato prezioso per la diagnosi dell’osteoporosi.
30 giugno 2022
Per la diagnosi dell’osteoporosi e la valutazione del rischio di frattura da fragilità è possibile utilizzare una nuova tecnologia: si chiama REMS, acronimo di Radiofrequency Echographic Multi Spectrometry, e consente di valutare la densità e la qualità ossea sulle vertebre lombari e sul femore prossimale tramite una semplice scansione ecografia senza radiazioni. Il metodo è stato messo a punto dall’azienda biomedica italiana Echolight SpA, spin-off del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Lecce.
La tecnologia REMS come best practice
REMS è stata riconosciuta e inserita come best practice nelle Linee Guida sulla Diagnosi, Stratificazione del Rischio e Continuità Assistenziale delle Fratture da Fragilità validate dall’Istituto Superiore di Sanità, dopo essere state elaborate da otto società scientifiche, con la SIOT in veste di capofila, e con il contributo di 16 associazioni di pazienti, avendo come obiettivo la stesura di un manuale specifico per la gestione di questo tipo di fratture da fragilità, di facile consultazione per i medici.
Si tratta di un codice univoco che consente di rendere omogenea l’attività clinica, riducendo i margini di variabilità delle condotte, fermo restando la possibilità di trattamenti personalizzati in grado di rispondere alle esigenze dei singoli pazienti nelle fasi assistenziali, di diagnosi, monitoraggio e riabilitazione.
Le Linee Guida sono state pubblicate il 18 ottobre 2021 e sono state presentate in occasione della giornata mondiale dell’Osteoporosi, nel corso di un evento organizzato dalla Fondazione Italiana Ricerca Malattie dell’Osso (FIRMO).
Più di recente, REMS è stata oggetto di uno studio di Health Technology Assessment (HTA) da parte della SDA Bocconi.
L’Osteoporosi è una malattia subdola
L’osteoporosi rende le ossa sottili e quindi fragili. La perdita di massa ossea avviene in maniera progressiva e subdola, senza che ci siano campanelli d’allarme. Per questo motivo si dice che la malattia è silenziosa. Nella maggior parte dei casi, si scopre di soffrirne solo dopo una frattura.
Stando ai dati resi noti dalla FIRMO, si stima che ogni tre secondi ci sia una frattura ossea da fragilità nel mondo e, che superati i 50 anni, una donna su tre e un uomo su cinque, siano destinati ad avere una frattura di questo tipo.
Risulta, quindi, fondamentale riuscire a prevenire l’osteoporosi e in questa direzione la tecnologia REMS è un alleato prezioso.
Il CEO e founder di Echolight
“REMS è il primo metodo al mondo basato su ultrasuoni che, mediante una scansione ecografica dei siti anatomici assiali quali colonna e femore, riesce a valutare lo stato di salute dell’osso”, spiega l’ingegnere nucleare Sergio Casciaro, Ph. D in ingegneria Biomedica, CEO e founder della società Echolight SpA, nata nel 2010. “In questo modo è possibile misurare la densità minerale ossea senza ricorrere a radiazioni ionizzanti e si arriva a ottenere una carta d’identità dell’osso”, sottolinea.
“Sulla base delle tecnologie a ultrasuoni abbiamo iniziato a lavorare nel 2006 per fare una caratterizzazione tissutale dei tessuti molli, nell’ambito di un progetto di ricerca condotto assieme al Mise”, spiega. “Siamo nati come spin-off del CNR per sviluppare nuove tecnologie diagnostiche non invasive per la caratterizzazione tissutale”, racconta Casciaro che ha deciso di tornare in Italia e nella sua terra, la Puglia, dopo un periodo di specializzazione all’estero, tra gli Stati Uniti e la Svizzera. “L’obiettivo era arrivare alla caratterizzazione di tessuti tumorali senza fare biopsie. La caratterizzazione è stata poi applicata ai tessuti ossei, quelli più difficili da studiare con gli ultrasuoni, perché c’è una forte attenuazione e il segnale che resta disponibile è molto debole. E’ stato necessario, quindi, sviluppare una tecnologia ad hoc per superare questi limiti, e nel 2011 l’abbiamo depositata per il brevetto a livello mondiale”, prosegue.
“In particolare, la tecnologia consente di sovra campionare nei 20 secondi in cui si esamina un sito osseo, ad esempio una vertebra: vengono acquisite le matrici e si crea la base statistica per dare l’informazione diagnostica sulla salute ossea”, va avanti.
“Dico Salute Ossea perché rispetto alla tecnologia standard a raggi X usata dalla Moc, Mineralometria Ossea Computerizzata, è possibile fare anche prevenzione: se un paziente è osteoporotico, la Moc non consente di distinguere la calcificazione rispetto a un osso osteoporotico”, sottolinea. “Solitamente ci si accorge di essere osteoporotici solo dopo una frattura”.
La direttrice clinica di Echolight
L’inserimento nelle linee guida segue un lungo e articolato percorso di sperimentazione clinica condotta in diversi centri italiani, sempre nell’ambito della collaborazione con il CNR. I risultati conseguiti con la tecnologia REMS sono stati studiati e pubblicati sulle maggiori riviste scientifiche di respiro internazionale: gli accademici che hanno partecipato alla sperimentazione hanno apprezzato la tecnologia e, sulla base dei vantaggi che si evincono dalle evidenze scientifiche, hanno proposto REMS al tavolo dell’Istituto Superiore di Sanità come buona pratica clinica.
“La tecnologia è in grado di caratterizzare lo stato dell’osso e quindi consente di definire non solo se il paziente ha l’osteoporosi o meno ma soprattutto di guardare la qualità dell’osso, attraverso un approccio ecografico che consente di indagare i siti di riferimento per la diagnosi, il femore e la colonna”, sottolinea la direttrice clinica di Echolight SpA, Paola Pisani, biologa e Ph.D.
“A differenza della Moc a raggi X, la tecnologia REMS non richiede un ambiente protetto perché non vengono impiegate radiazioni ed è portatile: questo consente di svolgere l’esame ovunque, raggiungendo anche il paziente che si trova immobilizzato a letto, o nel suo domicilio, o ancora nell’ambulatorio del medico. In tal modo, quindi, il paziente evita le liste d’attesa e non ha bisogno di recarsi dal medico più volte perché può fare l’esame e avere contestualmente la diagnosi nello stesso momento. Con la Moc, invece, è necessario almeno un secondo step per ritirare il referto”, dice .
La tecnologia proprio perché non impiega radiazioni, può essere applicata su una vasta popolazione di pazienti anche a scopo preventivo: “E’ adatta ai giovani, ai bambini, si può applicare su pazienti artrosici, diabetici e oncologici, così come sulle donne in gravidanza che sino ad oggi non potevano essere indagate con la tradizionale MOC a raggi X”.
L’università di Parma, di recente ha pubblicato uno studio sulle donne in gravidanza che ha dimostrato che in questa fase e in quella dell’allattamento c’è un impoverimento medio dell’8 % della quantità di massa ossea. “Grazie a questa tecnologia, intervenendo per tempo, si riesce a recuperare il deficit osseo”.